Il limbo comunicativo
Dagli ultimi progetti comunicativi che ho avuto modo di visionare realizzati da colleghi italiani e stranieri, ho capito che le strategie di marketing e le relative campagne pubblicitarie si trovano ad un bivio:
1) realizzare lavori minimalisti
2) realizzare lavori ad effetto
Non esiste più la via di mezzo. Esiste ancora, ovviamente, il cattivo gusto, ma non esiste più una corrente di pensiero unica che possa caratterizzare questo periodo. Per quanto mi riguarda è sicuramente positivo questo affrancamento da dogmi "imposti" dalle mode del momento. L'unico problema è che ci troviamo spesso di fronte ad aziende che, per colpa di una scarsa pianificazione annuale, adottano politiche "conservative" per una stagione per poi adottare politiche "innovative" per la seguente.
Di fronte questi repentini shift aziendali l'utente rischia di venir spiazzato provocando una "sua" scarsa affiliazione verso il brand.
Chiosa finale: se le aziende, soprattutto le italiane, capissero che occorre affidare i budget comunicativi alle agenzie di comunicazione e pubblicità per minimo due o tre anni (invece che i classici 12 mesi) e stabilire una politica comunicativa unica che abbia possibilità di sviluppo riuscirebbero a creare quella brand loyalty tanto auspicata.
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